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Dai nostri Followers – L’Arpa Irlandese, di Maria Lidia Petrulli

La nostra followers Maria Lidia é una scrittrice e ci ha omaggiato con questo magnifico articolo che riguarda l’arpa irlandese.

Avevamo giá parlato di lei e della sua ultima creazione Sotto le colline d’Irlanda, ma questa fantastica donna ha scritto una decina di libri tutti da leggere!

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L’ARPA IRLANDESE

L’arpa irlandese, “Clàrsach” in gaelico, è il simbolo nazionale ufficiale dell’Irlanda.

L’arpa raffigurata nello stemma di stato irlandese è la cosiddetta Arpa di Brian Boru, esiste realmente ed è conservata a Dublino, nel Trinity College, ma non appartenne a Brian Boru, la cui morte precede la costruzione di quest’arpa di almeno  400 anni.

arpa irlandese

Secondo la leggenda irlandese, fu il re Dagda, signore dei Taatha De Danaan, a possedere il primo esemplare di arpa celtica, arpa che perse durante la guerra contro i Fomori, perché gli dei del freddo e dell’oscurità rubarono lo strumento e lo nascosero nella fortezza dei Fomori.

Successivamente Lugh, dio della luce, e Oghma, dio dell’arte, aiutarono Dagda a recuperarla e insegnarono a Dagda le 3 melodie “Goltrai, Geantrai, e Suantrai”, che avevano il potere di indurre il pianto, il riso e il sonno.

In realtà, pur essendo l’arpa il più antico strumento musicale a corde conosciuto, non se ne conoscono le origini.

Fonti antichissime testimoniano la sua contemporanea presenza in parti del mondo molto lontane tra loro.

Uno strumento simile a un’arpa è raffigurato in pitture rupestri risalenti al 15.000 a.C. in Francia.

Si pensa che le prime arpe derivino dall’arco da caccia, poiché la corda tesa tra i due estremi dell’arco produce un suono.

Fra le più antiche immagini di arpe arcuate, ci sono quelle provenienti da tombe di faraoni risalenti a circa 5.000 anni fa.

Nella tomba del faraone egiziano Ramses III (1198-1166 a.C.), per esempio, sono stati trovati diversi dipinti di arpe arcuate.

Trasferirsi in irlanda

Le arpe erano molto popolari anche nell’antica Assiria e in Mesopotamia.

Una delle prime illustrazioni di un’arpa si trova su un vaso rinvenuto in un tempio babilonese.

Queste arpe avevano una forma angolare e montavano da 12 a 15 corde, ed erano simili agli strumenti arcuati suonati in Egitto circa alla stessa epoca.

Tornando ai Celti e all’Irlanda, poiché non utilizzavano la scrittura, i bardi e i poeti erano tenuti in gran conto ed era loro garantito il passaggio e l’accoglienza in tutti i regni in cui era divisa l’Irlanda. O

gni re e nobile irlandese aveva uno o più arpisti alla sua corte, e suonare l’arpa era considerata un’arte degna di un Re ( Brian Boru, secondo le leggende, era un eccellente arpista).

Nel periodo a partire dal 1600, durante il dominio inglese, la situazione fu molto difficile per gli arpisti irlandesi, poiché essendo un simbolo nazionale, per abbattere il nazionalismo, gli inglesi non solo vietarono l’uso dell’arpa, ne bruciarono tantissime e molti arpisti furono giustiziati.

La tradizione quindi si estinse e, come conseguenza, ci fu l’anglicizzazione della cultura irlandese e scozzese, una maggiore popolarità della musica per danza e la diffusione del fiddle (il violino folk). 

Il che fu reso più facile dall’impossibilità, per l’arpa celtica, di suonare le variazioni musicali necessarie per la musica colta, che cominciava a essere in voga a Dublino e a Edimburgo durante l’epoca barocca.

Solo in Galles la tradizione dell’arpa tradizionale continuò ininterrotta.

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Alla la fine del XVIII secolo, gli arpisti tradizionali irlandesi erano quasi estinti.

Poiché la musica per arpa era sempre stata tramandata oralmente, di questa musica era stato conservato pochissimo.

Il tentativo più importante per salvare l’antica tradizione arpistica irlandese è del 1792, quando fu organizzato un festival a Belfast, al quale furono invitati, tramite inserzioni sui giornali, tutti gli arpisti irlandesi per esibirsi e vincere dei premi in denaro.

Solo dieci arpisti, di età compresa tra i 15 e i 97 anni parteciparono.

Gli organizzatori reclutarono un organista diciannovenne di nome Edward Bunting per annotare la musica.

Ma, con poche eccezioni, furono annotate solo le melodie e non gli accompagnamenti. Bunting raccolse brani tradizionali per tutta la sua vita, pubblicando tre raccolte, nel 1797, 1809, e 1840.

Il pregio del lavoro di Bunting non fu tanto quello di raccogliere la musica – che da lui fu molto rimaneggiata – ma di aver raccolto moltissime informazioni storiche, tecniche e musicali dagli arpisti.

La maggior parte delle melodie di O’Carolan e di altri compositori dell’epoca d’oro dell’arpa irlandese, ci sono pervenute proprio grazie all’opera di Bunting.

Senza di lui oggi conosceremmo poco o nulla di questo meraviglioso repertorio.

Qualche semplice nota sulle caratteristiche dell’arpa celtica.

Nella sua forma odierna, l’arpa celtica ha un numero di corde da 24-26 a 34-38.

In realtà, ne esistono varietà infinite per numero di corde e per forma, per tensione e per potenza di suono, per timbro e per espressività e per varietà di repertorio eseguibile.

L’unica cosa in comune tra tutte le arpe è la forma vagamente triangolare, (ma non è stato sempre così), e che montano corde.

La differenza con l’arpa classica è che, con la celtica, si deve decidere la tonalità del pezzo prima di suonare e impostarla sulle leve, potendo poi cambiarla con difficoltà manualmente durante il pezzo, mentre con la classica un sistema meccanico consente di farlo con appositi pedali.

L’arpa classica, inoltre, permette di suonare in molte più tonalità.

Fra gli arpisti più celebri: Grainne Hambly, Derek Bell (arpista scomparso dei Chieftains), William Taylor, Michael Rooney, Janet Harbison; per l’arpa con le corde di metallo, le grandi arpiste scomparse Grainne Yeats e Katrien Delavier.

Per la musica Bretone: Myrdhin e Dominig Bouchaud. Alcuni arpisti sono considerati più tradizionalisti, come Derek Bell e William Taylor, altri sono degli sperimentatori moderni estremi, come Grainne Hambly e Michael Rooney, Laoise Kelly; in realtà, mentre conosciamo le melodie, anche se tramandate in infinite versioni e sfumature, l’accompagnamento originale non ci è rimasto e, a loro modo tutti gli arpisti sono, e sono stati, degli sperimentatori, solo per il fatto che provano ad arrangiare in maniera diversa.

Così ad esempio Grainne Yeats, che ha lavorato sulla tradizione più antica della musica d’arpa irlandese, è stata una grande sperimentatrice di arrangiamenti che, pur risultando moderni, danno la sensazione di qualcosa di ancestrale.

Maria Lidia Petrulli

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