La protagonista di questa storia é Violet Albina Gibson, nata a Dublino il 31 agosto 1876.
Il padre era Edward Gibson, primo Barone di Ashbourne e Lord Cancelliere d’Irlanda.
La sua infanzia é stata privilegiata facendo parte di una grande famiglia anglo-irlandese che si divideva tra Dublino e Londra.
All’etá di 18 anni, Violet debuttó nella corte di Queen Victoria.
Da bambina é stata spesso malata, febbre scarlatta, pleurite, attacchi di isteria che le diedero un’indole violenta.
Nel 1902 all’etá di 26 anni, si convertì al cattolicesimo.
Tre anni dopo, in seguito a numerosi decessi in famiglia, Violet sposó un’artista di 32 anni che morì un anno dopo.
Nel 1913, Violet si trasferì a Parigi, lavorando per organizzazioni pacifiste.
Contrasse la malattia di Paget e a causa di questa subí una mastectomia che le lasciò una cicatrice da nove centimetri sul petto.
Tornata in Inghilterra, ha subito un intervento di appendicite che le ha provocato un dolore addominale cronico permanente.
All’etá di 40 anni, in Violet cresce sempre più l’ossessione per la religione e diventa una seguace di John O’Fallon Pope un gesuita e si ossessionó all’idea del martirio.
Nel 1922, ha avuto un esaurimento nervoso, è stata dichiarata pazza e internata in un istituto mentale.
Due anni dopo, Violet fu liberata e accompagnata da un infermiera Mary McGrath si trasferí a Roma, dove andó a vivere in un convento.
Qui si convinse che Dio la obbligava ad uccidesse qualcuno in sacrificio.
Nel febbraio del 1925, riuscí a procurarsi una pistola e a spararsi al petto, miracolosamente sopravvisse.
L’anno successivo morí sua madre e qui si convinse di una cosa per la quale passó alla storia, questa donna avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi se il suo piano fosse riuscito.
Avrebbe dovuto uccidere qualcuno e quella persona era niente meno che l’allora leader del partito fascista italiano Benito Mussolini.
Il 7 aprile si recò al Palazzo Littorio, dove il Primo Ministro stava facendo un discorso.
Violet portò con sé una rivoltella Modèle 1892 avvolta in un velo nero e una roccia in caso di necessità per rompere il parabrezza.
Mussolini era appena uscito dal palazzo del Campidoglio, dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia, mentre il Duce camminava tra la folla la Gibson gli sparò un colpo di pistola, ma il primo ministro si è voltato bruscamente verso degli studenti che intonano Giovinezza e la pallottola gli ha sfiorato il naso, tentò di nuovo, l’arma si inceppa.
Il Duce si mostrò calmo restando in piedi e raccontando alle persone intorno a lui: “Non abbiate paura, è una sciocchezza”.
La Gibson, faticosamente sottratta ad un tentativo di linciaggio, fu condotta in questura; interrogata, non rivelò la ragione dell’attentato.
Sotto interrogatorio ha sostenuto di aver sparato Mussolini “per glorificare Dio”, il quale gli aveva mandato un angelo per mantenere il suo braccio stabile.
La sua famiglia scrisse, chiedendo scusa, al governo italiano, il Duce non denunció l’infermiera e alla Gibson gli fu diagnosticata la paranoia cronica, rimpatriata ha trascorso il resto della sua vita in un asilo mentale, l’ospedale di St. Andrew a Northampton.
Violet morí il 2 maggio 1956 e al suo funerale non ci fu nessuno.
Emma.
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