Francesco Accardo per me é una fonte d’ispirazione.
Questo articolo come uno giá postato in precedenza é stato scritto da lui e lo potete trovare sulla pagina Facebook Misteri dal mondo credere per vedere.
Ritengo che quella che vi sto per raccontare sia una leggenda, un racconto soave che per una volta coinvolge il folklore irlandese in modo positivo.
Sono abituato a scrivere di terribili creature che spaventano o fanno male alle persone, ma questa volta, a dimostrazione che non sono sempre negativo, vi racconto una vicenda piacevole.
Perché affermo che si tratti di una leggenda? Beh, perché non ho trovato riferimenti precisi né sul luogo dov’è avvenuta, né sui nomi delle persone coinvolte.
Ho trovato però credenze, tradizioni e convinzioni dei contadini irlandesi che ciò di cui sto parlando avvenga, e nemmeno tanto raramente.
Iniziamo dalla fatidica domanda: le fate sono amiche o nemiche degli esseri umani? Beh, dipende.
Per chi crede nell’esistenza delle fate si tratta di creature eteree appartenenti al Piccolo Popolo che amano e proteggono la natura; per questo motivo solitamente sono ostili verso chi inquina, distrugge e danneggia i boschi dove vivono e benevole nei confronti di chi mostra rispetto per la natura.
C’è chi pensa che siano un po’ come noi umani, cioè ci siano esemplari benevoli e altri malvagi che rapiscono i bambini e fanno scherzi a chi si avvicina alle loro tane.
In generale l’idea, specialmente nel Regno Unito, è che siano classiche ragazzine con le ali (ovviamente ci sarebbero anche i maschi) che spiano gli esseri umani e che spargono la loro polvere fatata per farci dimenticare di averle viste.
Questa vicenda parla di fate e non di fantasmi, sebbene l’entità protagonista fosse invisibile e i fenomeni siano avvenuti in una costruzione umana.
Perché allora parlare di fate? In Irlanda si crede anche che le fate siano invisibili per gli umani ma percepibili dagli animali e che a loro discrezione si manifestino alle persone meritevoli.
Inoltre nella zona d’Irlanda dove pare sia accaduta la vicenda, nelle campagne di Killarney, si narra di molte vicende simili avvenute nei campi o nei boschi, tutte di natura scherzosa e che riconducono in qualche modo al popolo fatato.
La vicenda sarebbe avvenuta nei primi anni ’90, quando una donna dell’Ohio, che chiameremo Margaret, ebbe la più triste delle notizie: suo marito era morto in un incidente stradale sul lavoro.
La donna era distrutta dal dolore e dopo il funerale i parenti più stretti le consigliarono di andare a trovare la sorella in Irlanda per distrarsi e staccare la spina per un po’.
La donna, dopo alcuni giorni di titubanza, si convinse che quella fosse la soluzione migliore e andò a trovare la sorella nella cittadina di Killarney.
La sorella, pur accogliendola con tutti gli onori, le svelò di avere qualche problema familiare, soprattutto con il marito, così Margaret scelse di andare per qualche tempo in un ostello nelle campagne irlandesi, noto per la tranquillità del luogo e gli splendidi panorami.
Era proprio ciò di cui aveva bisogno: un pó di riposo e cambiare aria.
Il periodo era tra giugno e luglio perché la donna disse che di notte era solita lasciare le finestre aperte, anche se la brezza la convinceva a chiuderle nella mattinata.
La prima cosa bizzarra che notò dell’ostello era che cresceva un albero a ridosso di esso, anzi: lo stesso edificio era stato costruito modificando la facciata per non tagliare il tronco.
Margaret chiese il motivo di quel fatto insolito e le venne spiegato dal proprietario che si trattava di un albero di almeno 400 anni che i suoi avi credevano “casa” della fate.
Disse inoltre che la stessa collinetta su cui sorgeva la struttura era, secondo molti del luogo, sopra il regno fatato e pertanto tutti ne avevano un profondo rispetto.
La stanza in cui venne ospitata era davvero spaziosa ed accogliente, sebbene in stile antico e con arredi un po’ retrò.
Margaret la trovò piacevole, almeno fino alla terza notte che ci dormì.
La donna si addormentò sul presto, ma era stata una giornata piuttosto calda e decise di lasciare aperta la finestra per lasciar entrare l’aria tiepida della notte e un po’ della luce lunare.
Era quasi l’alba quando si svegliò di soprassalto: stranamente le lenzuola le erano scivolate di dosso ed erano quasi per terra. Non era mai stata una persona irrequieta nel sonno, ma non ci ragionò più di tanto e si coprì di nuovo.
Poco dopo sentì un peso sopra la coperta, come se un cucciolo o un gattino stesse giocando sopra di lei; aprì gli occhi, ma nuovamente non vide nulla di strano; sebbene fosse quasi sicura di non aver sognato.
Passarono cinque minuti e non era ancora riuscita ad addormentarsi, quando nuovamente tutte le lenzuola furono rimosse bruscamente.
Sorpresa, credendo che ci fosse un animale in camera, Margaret si alzò e si mise a cercare l’intruso, pronta comunque ad essere indulgente perché lei amava gli animali.
Nulla, non trovò niente che potesse giustificare lo spostamento delle lenzuola, se non un ronzio, un lontano sbattere di ali di quello che credeva un calabrone.
Scostò le tende e i primi raggi del mattino entrarono nella stanza; non appena si voltò qualcosa le diede un bacio sulla sua guancia!
Margaret urlò dallo spavento e per diversi minuti rimase in piedi a guardarsi attorno allibita: non c’era nessuno, o meglio, c’era qualcosa di invisibile che l’aveva baciata.
Era ancora presto e non voleva allertare il personale, così alla fine si sedette sul letto e lì nuovamente ricevette uno schiocco sulla guancia! Margaret rimase immobile, meravigliata ma piacevolmente divertita: aveva capito che quell’entità, per quanto dispettosa, non voleva farle del male.
Verso le 7 del mattino Margaret uscì dalla stanza per scendere nella sala a fare colazione.
La padrona di casa, felice di trovare la sua ospite alzata di buon’ora, le chiese se avesse dormito bene e le lei raccontò un po’ inquieta cosa le era successo nella mattinata.
Con suo grande stupore la proprietaria non si mostrò affatto sorpresa, anzi, divertita.
«Devi esserle simpatica… Ti ha tolto le lenzuola e ti ha baciata per due volte? E non è successo nient’altro? Di solito significa che le vai a genio, altrimenti ti avrebbe pizzicato, punta o altri scherzetti del genere.
Essere baciati è un onore!»
La padrona di casa le disse che l’ostello non era infestato da fantasmi, ma aveva le sue stranezze e tutti credevano che spesso nelle stanze si infiltrasse uno spiritello, o meglio una fata dei boschi, che però non aveva mai fatto del male a nessuno se non piccoli scherzi.
Sembrava apprezzare le persone sole e malinconiche, al punto che era solita dare un bacio a quelle giù di morale.
Nei giorni a seguire Margaret sentì la stessa versione, per quanto insensata, da molti dei contadini dei campi circostanti; ognuno di loro aveva da raccontare un aneddoto sulle fate e affermava che non fosse raro che durante il loro riposino in campagna subissero qualche scherzo infantile da parte di creature invisibili.
Tutti i contadini credevano da tempo immemore l’intera zona nei dintorni di Killarney i prati e i boschi fossero popolati da fate e folletti, specialmente là dove vivevano vecchi alberi o corsi d’acqua.
Margaret rimase in Irlanda per circa due mesi, ma dopo quella notte non accadde più nulla di particolarmente eclatante. Tornò in Ohio, dove riprese lentamente a vivere più serenamente.
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