Nell’antichità in Irlanda si pensava fosse giusto simulare il rapimento con uso della forza di una sposa da parte del suo sposo.
Veniva posta su un cavallo davanti al marito, mentre tutti i parenti della donna andavano all‟inseguimento con alte grida.
Dodici vergini si occupavano della sposa ed erano sul dorso del cavallo davanti ai giovani che cavalcavano dietro alla coppia di sposi.
All’arrivo nella sua futura casa, la sposa incontrava sulla soglia la madre del marito, che spezzava un pane di avena sopra il capo della nuora come augurio di abbondanza per il futuro.
Nei luoghi dove i cavalli non possono viaggiare la festa nuziale consisteva in una processione a piedi, i giovani uomini portavano delle torce di legno essiccato per illuminare la strada alla sposa, perché in inverno i corsi d’acqua montani sono pericolosi da attraversare.
La cerimonia nuziale celtica ricorda l’antico rituale greco in molti punti.
Un viaggiatore irlandese molti anni or sono, prima che la politica uccidesse il romanticismo e le tradizioni antiche nei cuori della gente, descrive così un rito nuziale rustico cui per caso assistette una sera nei boschi del Kerry.
Al centro di un campo vicino ad un corso d’acqua vi era un grande biancospino con appesi pezzetti di stoffe colorate, mentre candele di giunco accese erano poste qua e là tra i rami per simboleggiare la nuova vita di gioia che si preparava per gli sposi.
Quindi arrivò una processione di ragazzi che marciavano lentamente con flauti e pifferi fatti con canne cave ed uno di essi colpiva ad intervalli un contenitore di stagno con un bastoncino, con una forte cadenza ritmica.
Questo rappresentava il plettro.
Altri usavano come sonagli delle asticelle e delle ossa che facevano suonare tra le dita e battevano il tempo alla maniera dei Crotolistrai un tentativo di musica che appare in tutte le nazioni della terra, anche le più selvagge.
Seguiva un ragazzo che portava una torcia di legno secco accesa.
Evidentemente era Imene e la fiamma dell’amore era di sua competenza.
Dopo di lui seguiva la coppia di sposi mano nella mano, con un grande baldacchino quadrato di stoffa nera sulle loro teste, simbolo, naturalmente, del mistero dell’amore, avvolto e celato dalla luce indiscreta del giorno.
Dietro alla coppia vi erano due accompagnatori che tenevano sopra la testa della giovane coppia un setaccio pieno di farina, segno dell’abbondanza che vi sarà nella loro casa e presagio di buona sorte e benedizione per i futuri figli.
Chiude la processione un coro selvaggio di danzatori e cantanti, il coro e le figure grottesche, probabilmente i tradizionali fauni e satiri, ninfe e baccanali mescolati tra loro con pazze risate e grida, tutti recanti ramoscelli verdi.
La processione giunge quindi ad un falò, evidentemente l’antico altare, gli gira attorno per tre volte, il velo nero viene sollevato da sopra la coppia di sposi ed essi si baciano davanti a tutta la gente, che grida ed agita i ramoscelli in segno di approvazione.
Cominciano quindi le preparazioni per la cena nuziale in cui, il viaggiatore li lascia, avendo lasciato sull’altare del denaro come offerta di buona sorte per il futuro matrimonio.
Alla cena nuziale vi erano sempre grandi quantità di cibo, bevande e le danze ed i festeggiamenti venivano prolungati fino al mattino seguente, quando l’intera compagnia di amici cantava il canto nuziale, mentre la sposa e lo sposo rimanevano seduti a capotavola.
Il ritornello di una di questa antica canzone si può tradurre letteralmente dall’Irlandese in questo modo: “Non è giorno, né è ancora giorno, non è giorno, né è ancora mattina, non è giorno, né ancora giorno, perché la Luna splende luminosa.”
Un altro canto nuziale veniva cantato spesso in Irlandese ed ogni verso terminava con le seguenti strofe: “Vi è dolce musica che incanta e le arpe dorate suonano e dodici vergini graziose approntano il letto nuziale per la sposa.”
Il marito presentava alla sua sposa un bellissimo abito nuovo alla festa di matrimonio, quando il padre della donna versava la dote di fronte agli ospiti riuniti; al calare della notte, tutta la zona circostante la casa veniva riempita di torce accese ed il canto e le danze continuavano fino all‟alba, con molte bevute e molte chiacchiere.
Assolutamente proibite ad un matrimonio erano le liti, perché una lite sarebbe stata considerata un presagio di grande sfortuna.
Anche una giornata piovosa era considerata molto sfortunata, perché la sposa avrebbe certamente pianto di dolore per tutto l’anno, mentre una giornata di sole caldo veniva salutata con gioia, secondo il vecchio detto: “Felice è la sposa su cui il sole splende, ma benedetto è il cadavere su cui piove.”
Emma.
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