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La leggenda del Castello di Ballytowtas

Nei tempi antichi, laddove ora sorge il castello di Ballytowtas viveva un uomo di nome Towtas.

Era il tempo in cui la manna cadeva dal cielo con la rugiada del mattino e Towtas viveva raccogliendo la manna, così si sosteneva, in quanto era un uomo povero e non aveva nient’altro.

Un giorno giunse nei paraggi un venditore ambulante con una bella figlia “dacci alloggio per la notte perché siamo stanchi” disse a Towtas.

La mattina seguente, quando essi presero congedo il suo cuore desiderò la giovane fanciulla ed egli disse al venditore: “dammi tua figlia in moglie.”

“In qual modo la manterrai?” chiese il venditore.

“Meglio di quanto possa fare tu perché ella non avrà mai bisogno di nulla” disse Towtas.

Quindi gli raccontò della manna, di come uscisse ogni mattina a raccoglierla quando giaceva sul terreno insieme alla rugiada, proprio come avevano fatto prima di lui i suoi padri ed i suoi antenati che erano vissuti grazie ad essa per tutta la vita, così che né loro né alcuno dei loro aveva mai patito la fame.

La fanciulla mostrò che le avrebbe fatto piacere rimanere con il giovane ed il venditore diede il proprio consenso, la bella e giovane fanciulla e Towtas si sposarono ed il venditore li lasciò, riprendendo il proprio cammino.

Così passarono gli anni ed essi erano felici e non erano mai nel bisogno, ebbero un figlio, un giovane affascinante e luminoso, intelligente quanto bello.

Quando venne il tempo il vecchio Towtas morì e dopo che suo marito fu sepolto, la donna andò a raccogliere la manna come gli aveva visto fare, quando la rugiada giaceva sul terreno ma ben presto si stancò e disse tra sé: “Perché dovrei fare questo ogni giorno? Ne raccoglierò abbastanza per la settimana e quindi mi riposerò.”

Ballytowtas

Così ne raccolse avidamente grandi mucchi e tornò a casa ma da quel momento il peccato di avidità fu su di lei e non un fiocco di manna cadde quella mattina con la rugiada, né cadde mai più.

Ella divenne povera e divorata dalla fame e dovette andare a lavorare nei campi per guadagnare quanto bastava a mantenere in vita lei ed il figlio e chiese l’elemosina alla gente che andava in chiesa per poterlo mandare a scuola.

Così egli continuò a studiare, nessuno nel paese era come lui in bellezza e conoscenza.

Un giorno il giovane sentì parlare di un grande signore che viveva a Dublino e che aveva una figlia così graziosa che non se ne era mai vista una uguale, tutti i gentiluomini morivano per lei, ma lei non ne voleva nessuno.

Tornò quindi a casa dalla madre e disse: “Andrò a vedere la figlia di questo grande signore. Forse la fortuna mi sorriderá nonostante tutti i bei giovani gentiluomini che la amano.”

“Lascia perdere, povero sciocco come può un povero competere con un ricco?” ,” disse la madre.

Ma egli insistette. “Se anche morissi per strada io ci proverò”

“Aspetta, fino a domenica, allora,” rispose la madre “e ti darò metà di ciò che otterrò.”

Così gli diede metà del denaro che raccolse alla porta della cappella e si congedò da lui in nome di Dio.

Egli non era andato lontano quando incontrò un pover uomo che gli chiese degli spiccioli per amor di Dio.

Così il giovane gli diede qualcosa del denaro della madre e proseguì.

Incontrò un altro uomo che gli chiese degli spiccioli per comprare del cibo, per amore di Dio, egli diede qualcosa anche a lui e proseguì.

“Dammi degli spiccioli, per amor di Dio” disse una voce lamentosa ed egli vide un terzo povero davanti a sé.

“Non ho altro che pochi pence, se te li do non avrò nulla per comprare da mangiare e dovrò morire di fame. Ma vieni con me e dividerò con te tutto ciò che potrò comprare con questo denaro.”

Mentre andavano verso la locanda, raccontò tutta la sua storia al mendicante, come volesse andare a Dublino ma non avesse denaro, giunti alla locanda, ordinò un pezzo di pane ed un bicchiere di latte.

“Taglia il pane tu sei il più anziano” disse al mendicante.

“No” disse l’altro, intimidito, ma Towtas lo pregò.

Il mendicante tagliò il pane ma, mentre ne mangiavano esso non diminuiva mai e nonostante bevessero quanto latte desiderassero, esso non diminuiva mai.

Quindi Towtas si alzò per pagare ma quando la padrona vide il tutto disse: “Cos’è questo?” “Non avete mangiato nulla. Non prenderò il tuo denaro, povero ragazzo.”

Ma lui gliene fece prendere un poco, quindi i due se ne andarono e proseguirono insieme per la loro strada.

Ora,” disse il mendicante “sei stato buono con me per tre volte, oggi, perché tre volte ti ho incontrato e tu mi hai aiutato ogni volta per l’amore di Dio, guarda, ora: anch’io posso aiutarti”.

E diede al giovane un anello d’oro.

“Dovunque tu metterai questo anello e desidererai dell’oro, oro avrai, dell’oro lucente, così che tu non sarai mai nel bisogno finchè lo possiederai.”

Quindi Towtas mise l’anello prima in una tasca e poi nell’altra fin quando tutte le sue tasche furono così piene d’oro da permettergli a malapena di camminare ma quando si volse per ringraziare l’amichevole mendicante era scomparso.

Così, meravigliandosi per tutte le sue avventure, proseguì finché non giunse in vista del palazzo del signore, che era bello a vedersi ma non vi entrò fin quando non ebbe comprato vesti fini e non si rese magnifico come un principe.

Si presentò quindi spavaldamente e fu invitato dentro al palazzo, perché la gente pensò: “Di certo egli è un figlio di Re.”

Quando giunse l’ora di cena la figlia del signore diede il braccio a Towtas e gli sorrise, egli bevve del vino e fu pazzo d’amore ma infine il vino lo sopraffece ed i servi dovettero trasportarlo a letto.

Nell’andare verso la stanza gli si sfilò l’anello dal dito ma non se ne accorse.

Al mattino la figlia del signore giunse nei pressi e vide accanto alla porta della sua stanza l’anello che gli aveva visto al dito.

“Ah, lo stuzzicherò con questo anello” e lo mise nella sua scarsella, desiderando di essere ricca come la figlia di un Re in modo che il figlio del re la sposasse.

La scarsella si riempì di oro, tanto che ella non poteva chiuderla, quindi spostò l’anello in un’altra scarsella ed anche quella si riempì.

Ella era spaventata a causa dell’anello ed infine se lo mise in tasca, pensando fosse il posto più sicuro.

Quando Towtas si svegliò e cercò l’anello, il suo cuore divenne pesante.

“Invero, ora la mia fortuna se ne é andata.”

Chiese a tutti i servi e quindi alla figlia del signore ed ella rise, da quello egli seppe che l’aveva lei ma nessuna lusinga gli permise di riaverlo.

Così, vedendo che tutto era inutile, egli se ne andò e si diresse alla sua antica casa.

Era molto infelice e si gettò sulle felci vicino ad un vecchio forte, attendendo la notte perché aveva paura che se fosse andato a casa con la luce del giorno la gente lo avrebbe deriso per la sua follia.

Verso l’imbrunire uscirono dal forte tre gatti, che stavano parlando fra loro.

“Da quanto tempo è via il nostro cuoco” disse uno.

“Cosa può essergli successo?” disse un altro.

E mentre si stavano lamentando arrivò un quarto gatto.

“Cosa ti ha fatto ritardare?” chiesero tutti con rabbia. Ed egli raccontò la sua storia, di come avesse incontrato Towtas e di come gli avesse dato l’anello.

“E sono appena andato” disse “al palazzo del signore per vedere come si comportava quel giovane, stavo saltando sul tavolo quando il coltello del signore ha colpito la mia coda e sul suo piatto sono cadute tre gocce di sangue, ma lui non le ha notate e le ha inghiottite con il pasto.

Così ora egli ha dentro di sé tre gattini e sta morendo di agonia e non sarà curato fin quando non berrà tre sorsi dell’acqua della fonte di Ballytowtas.”

Udito questo il giovane Towtas corse da sua madre a dirle di dargli tre bottiglie piene di acqua della fonte di Towtas ed andò dal signore travestito da medico per curarlo.

Tornò a Dublino, tutti i medici dell’Irlanda erano attorno al signore ma nessuno di essi sapeva come curarlo.

Towtas giunto lí ,disse: “Lo curerò io.”

Gli venne quindi dato vitto ed alloggio e quando si fu rinfrescato, diede al signore tre sorsi dell’acqua della fonte ed i tre gattini saltarono fuori.

portare gatto irlanda

Vi fu grande gioia e Towtas venne trattato come un principe, tuttavia, egli non riuscì a riavere l’anello dalla figlia del signore e tornò a casa scoraggiato, pensando: “Se solo potessi incontrare nuovamente quell’uomo che mi diede l’anello chissà quale fortuna potrei avere?” E sedette a riposare in un bosco e vide poco lontano tre ragazzi che lottavano sotto una quercia.

“Vergognatevi a lottare così” disse loro. “Perché lottate?”

“Nostro padre” dissero “prima di morire mise sotto a questa quercia un anello grazie al quale si può essere in qualunque posto in due minuti solo desiderandolo, un calice che rimane sempre pieno quando è in piedi e vuoto quando è coricato ed un’arpa che suona da sola qualunque melodia si nomini o si desideri.”

“Io voglio dividere gli oggetti” disse il ragazzo più giovane “e che ognuno di noi vada per la propria strada in cerca di fortuna.”

“Ma io ho diritto ad avere tutto” disse il più vecchio.

E ripresero a lottare fin quando Towtas disse: “Vi dirò come dirimere la questione. Venite qui tutti quanti domani ed io penserò questa notte al caso, vi prometto che non avrete più nulla da litigare quando tornerete domattina.”

I ragazzi promisero di rimanere buoni amici fino alla mattina seguente e se ne andarono. Quando uscirono dalla visuale, Towtas scavò e prese l’anello, il calice e l’arpa e disse: “Sto facendo bene ed essi non avranno nulla per cui litigare domattina.”

Ritornò verso il castello del signore con l’anello, il calice e l’arpa, ma ben presto ripensò al potere dell’anello ed in due minuti fu nella grande sala dove tutti i signori e le dame stavano giusto sedendosi a cena, l’arpa suonò la più dolce delle musiche e tutti ascoltarono deliziati, ed egli bevve dal calice che non era mai vuoto fin quando la sua testa cominciò a diventare un poco leggera.

“Ora basta” disse e ponendo il braccio intorno alla vita della figlia del signore, presa la sua arpa ed il calice con l’altra mano mormorò: “Desidero essere al vecchio forte ai margini del bosco” ed in due minuti furono entrambi nel luogo desiderato.

Ma la sua testa era pesante a causa del vino ed egli giacque accanto all’arpa e si addormentò.

Quando la giovane lo vide addormentato, sfilò l’anello dal suo dito e prese l’arpa ed il calice dal terreno quindi fu in due minuti nel castello di suo padre.

Quando Towtas si svegliò e scoprì che i suoi tesori erano tutti spariti divenne matto e vagò per il paese fino a quando giunse ad un frutteto, dove vide un albero ricoperto di bellissime mele rosate.

Essendo affamato ed assetato, ne colse una e la mangiò ma immediatamente cominciarono a spuntare dalla sua fronte delle corna e si allargarono e allungarono fin quando egli sembrò una capra e non vi era modo di toglierle.

Ora egli divenne davvero pazzo e pensò a come avrebbero riso di lui tutti i suoi vicini si infuriò e ruggì per la vergogna fin quando vide un altro albero con delle mele ancora più belle, di un rosso dorato.

“Se anche avessi cinquanta paia di corna, devo avere una di quelle mele” disse e colta una, non appena la ebbe assaggiata le corna caddero e lui seppe di essere più forte e bello che mai.

“Ora metterò delle corna sopra a tutti loro e non le toglierò fin quando non me la daranno in sposa davanti all’intera corte.”

Senza aspettare oltre corse al palazzo del signore, portando con sé quante più mele poteva da entrambe gli alberi e quando essi videro la bellezza del frutto lo desiderarono, egli ne diede a tutti, così che alla fine non vi fu una sola testa senza corna in tutta la sala.

Quindi essi piansero e pregarono che le corna gli fossero tolte ma Towtas disse:

“No, resteranno lì fino a quando non mi verrà data in sposa la figlia del signore, insieme ai miei due anelli, al mio calice ed alla mia arpa.”

E questo venne fatto di fronte a tutti i signori e le dame ed i suoi tesori gli vennero restituiti, il signore pose la mano di sua figlia nella mano di Towtas dicendo: “Prendila; ella è tua moglie, ora liberami dalle corna.”

Allora Towtas tirò fuori le mele dorate, tutti ne mangiarono e le corna caddero egli prese la sua sposa ed i suoi tesori e li portò a casa, dove costruì il castello di Ballytowtas al posto della capanna di suo padre e racchiuse la fonte all’interno delle mura.

Quando ebbe riempito la sua stanza dei tesori di oro tanto che nessun uomo avrebbe potuto contare le sue ricchezze seppellì i suoi tesori fatati nel terreno, nessuno sapeva dove e nessuno è stato ancor oggi capace di trovarli.

Emma.

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