Le fate detestano che gli uomini mortali costruiscano nei luoghi dove si incontrano di notte.
Un contadino molto ricco di nome Johnstone, comprò della terra e scelse un bellissimo luogo verde per costruirvi una casa, proprio il postonche le fate amavano di più.
I vicini lo avvertirono che era un luogo di incontro fatato, ma egli rise e non se ne preoccupó pensando che fossero storielle da vecchie comari.
Costruì una bella casa, nessuno era così benestante come i Johnstone, tanto che la gente cominciò a dire che il fattore doveva avere trovato una pentola d’oro nel luogo fatato.
Ma le fate stavano complottando per punire il fattore di avere portato loro via il terreno in cui danzavano e per avere abbattuto i cespugli di biancospino dove tenevano le loro feste quando la luna era piena.
Un giorno, quando le mucche erano alla mungitura, una vecchia vestita di blu giunse dalla signora Johnstone e le chiese una scodella di latte.
“Vattene,” disse la padrona di casa “non avrai latte da me. Nessun vagabondo può venire qui.” E disse ai servi di cacciarla via.
Qualche tempo dopo la migliore tra le sue mucche si ammalò e non diede più latte, perse le corna, i denti ed infine morì.
Quindi un giorno, mentre la signora Johnstone era seduta a filare il lino in salotto, le comparì improvvisamente davanti la stessa piccola donna vestita di blu.
“Le tue serve stanno cuocendo dei dolci in cucina,” disse “dammene qualcuno caldo da portare via con me.”
“Vattene fuori,” urlò la moglie del fattore con rabbia “sei una vecchiaccia malvagia ed orribile ed hai avvelenato la mia mucca migliore.” E ordinò ai servi di cacciarla voi con i bastoni.
Ora, i Johnstone avevano un solo figlio, un bel ragazzo forte come un giovane puledro ed altrettanto pieno di vita e gioia.
Poco tempo dopo egli cominciò a diventare strano e capriccioso ed il suo sonno disturbato, diceva che le fate venivano di notte intorno a lui per pizzicarlo e picchiarlo ed alcune sedevano sul suo petto così che lui non riusciva a né respirare né a muoversi.
Gli avevano detto che non lo avrebbero mai lasciato in pace a meno che non avesse promesso di dare loro da mangiare ogni notte un dolce ed una ciotola di latte.
Così, per calmare il bambino la madre lasciò ogni notte queste cose su un tavolo accanto al letto ed al mattino erano sparite ma il bambino continuava a languire ed i suoi occhi acquistarono uno strano sguardo selvaggio, come se non vedesse nulla intorno o accanto a lui ma solo qualcosa di molto distante che turbava il suo spirito.
E quando gli venne chiesto cosa lo affliggeva egli disse che le fate lo portavano via ogni notte sui colli, dove danzava e danzava con loro fino al mattino, quando lo riportavano a casa e lo rimettevano a letto.
Alla fine il fattore e sua moglie erano impazziti per il dolore e la disperazione, perché il bambino languiva sotto i loro occhi e loro non potevano fare nulla per aiutarlo.
Una notte il loro figlio in agonia gridò: “Madre! Madre! Chiama il prete perché mandi via le fate, mi stanno uccidendo, sono sul mio petto e mi stanno schiacciando a morte!” ed i suoi occhi erano folli di terrore.
Ora, il fattore e la moglie non credevano nelle fate né nei preti ma per calmare il bambino fecero come gli aveva chiesto e mandarono a chiamare il prete, che pregò su di lui e lo spruzzò con acqua santa.
Il povero piccolo sembrò calmarsi alle preghiere del prete e disse che le fate lo stavano lasciando e se ne stavano andando, quindi cadde in un sonno tranquillo, ma quando si svegliò al mattino disse ai suoi genitori che aveva avuto un bellissimo sogno e stava camminando in un bellissimo giardino con gli angeli e sapeva che era il paradiso e che sarebbe stato là prima di notte, perché gli angeli gli avevano detto che sarebbero venuti per lui.
Il bambino fu vegliato per tutta la notte, perché videro che aveva ancora la febbre ma speravano che prima di mattino ci sarebbe stato un cambiamento, perché ora dormiva calmo con il sorriso sulle labbra ma, non appena l’orologio battè la mezzanotte, il piccolo si svegliò e si mise seduto e quando sua madre lo abbracciò piangendo le sussurrò: “Gli angeli sono qui, madre” quindi ricadde all’indietro e morì.
Dopo questa tragedia il fattore non riuscì più a riprendersi smise di occuparsi della sua fattoria ed i raccolti andarono in rovina, il bestiame morì ed infine, prima che fosse trascorso un anno ed un giorno, egli giacque nella tomba accanto al figlioletto, la terra passò in altre mani e siccome nessuno voleva vivere in quella casa, venne abbattuta.
Né alcuno costruì più in quel luogo, così l’erba crebbe nuovamente verde e bellissima e le fate danzarono nuovamente sotto la luce della luna come erano solite fare nei tempi andati, libere e felici e così l’incantesimo malvagio venne spezzato per sempre, ma la gente non volle avere nulla a che fare con quella madre privata per sempre del figlio, così ella tornò dalla sua gente, una donna infelice e col cuore spezzato un avvertimento per tutti coloro che volessero sfidare la vendetta delle fate interferendo con i loro antichi diritti, possedimenti e privilegi.
Emma.
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