Le fate, come sappiamo, sono fortemente attratte dalla bellezza di una donna mortale e Finvarra il Re incarica i suoi numerosi spiriti di scovare e rapire quando possibile le ragazze e le spose più belle del paese.
Costoro vengono portate grazie a degli incantesimi al suo palazzo fatato di Knockma, a Tuam, dove rimangono sotto l’effetto di un incantesimo fatato, dimentiche di tutto il tempo passato sulla terra e godendo di un divertimento passivo come in un dolce sogno, alla dolce melodia della musica fatata che ha il potere di cullare chi la ode in una trance estatica.
Vi fu un tempo in quella parte del paese, dove un grande signore, aveva una bella figlia di nome Ethna, la sposa più bella di tutto il paese.
Suo marito era così fiero di lei che giorno dopo giorno dava feste in suo onore e dal mattino alla sera il castello era pieno di signori e signore e non si pensava ad altro che alla musica, alla danza, al festeggiamento, al piacere ed alla caccia.
Una sera, mentre la festa era al suo culmine ed Ethna volteggiava nella danza nel suo abito di organza argentea incastonato di gioielli, più luminosa e bella delle stelle del cielo, improvvisamente lasciò la mano del suo compagno e cadde svenuta sul pavimento.
Venne trasportata nella sua stanza, dove giacque insensibile, ma verso il mattino si alzò e dichiarò che aveva passato la notte in un bellissimo palazzo ed era così felice da desiderare di dormire ancora ed andare là nei suoi sogni.
Fu vegliata per tutto il giorno ma, quando le ombre della sera caddero sul castello, si udì una bassa musica alla finestra ed Ethna cadde nuovamente in una profonda trance, da cui nulla potè svegliarla.
Venne quindi chiamata la sua vecchia balia per vegliarla, ma la donna si stancò del silenzio e si addormentò, svegliandosi solo quando il sole era già sorto.
Quando guardò il letto, vide con orrore che la giovane sposa era scomparsa, l’intera casa venne fatta subito alzare e furono effettuate ricerche dappertutto ma in tutto il castello non vi era traccia della fanciulla, né nei giardini o nel parco.
Il suo sposo inviò messaggeri in ogni direzione ma senza scopo nessuno l’aveva vista, non si riuscì a scoprire se fosse viva o morta.
Il giovane lord montò quindi sul più veloce dei suoi destrieri e galoppò fino a Knockma per chiedere a Finvarra, il Re delle Fate, se potesse dargli notizie della sua sposa o dirgli dove dirigersi per cercarla.
Lui e Finvarra erano infatti amici e per ordine del giovane lord erano stati lasciati fuori dalle finestra del castello molti barilotti di buon vino spagnolo per le fate, ma ora egli pensava che Finvarra potesse averlo tradito, così galoppò come un pazzo fino a quando raggiunse Knockma, la collina delle Fate.
Si era fermato per fare riposare il cavallo accanto al fortino fatato quando udì delle voci nell’aria sopra di lui ed una diceva: “Ora Finvarra è felice, perché ha finalmente la bella sposa nel suo palazzo ed ella non vedrà mai più il volto di suo marito.”
“Tuttavia,” rispose un altro “se egli scaverà la collina fino al centro della terra troverà la sua sposa, ma l’opera è dura e la strada difficile e Finvarra possiede un potere maggiore di qualsiasi uomo mortale.”
“Lo vedremo” esclamò il giovane lord.
“Né fate né diavoli né lo stesso Finvarra si ergeranno tra me e la mia bella e giovane sposa” ed immediatamente ordinò ai suoi servi di radunare tutti i lavoratori del paese con le loro vanghe ed i loro picconi per scavare la collina fino a raggiungere il Palazzo delle Fate.
E gli operai arrivarono ed erano in moltissimi e scavarono la collina per tutto il giorno fin quando non ebbero fatto un grande buco che arrivava molto vicino al centro.
Al tramonto smisero per la notte ma la mattina seguente, quando si radunarono nuovamente per continuare il lavoro, tutta l’argilla che avevano tolto era stata rimessa nel buco e sembrava che nessuno avesse mai scavato nella collina perché così aveva ordinato
Finvarra ed egli aveva potere sulla terra e l’aria ed il mare.
Ma il giovane lord aveva un cuore coraggioso e fece andare avanti il lavoro, venne scavato nuovamente il buco, largo e profondo al centro della collina.
Questo andò avanti per tre giorni ma sempre con lo stesso risultato: l’argilla veniva posta nuovamente a coprire il buco ogni notte la collina pareva uguale a prima, come se non si fossero affatto avvicinati al palazzo fatato.
Il giovane lord era pronto a morire per la rabbia ed il dolore quando, improvvisamente, udì accanto a sé una voce simile ad un sussurro nell’aria e le parole che dissero furono queste: “Spargi sulla terra che hai scavato via del sale ed il tuo lavoro sarà salvo.”
Nell’udire questo il suo cuore tornò a vivere ed egli ordinò di radunare tutto il sale del paese, l’argilla venne cosparsa con esso quella notte stessa, quando gli uomini ebbero finito il loro lavoro alla collina.
La mattina dopo si alzarono tutti presto con una grande ansia di veder cos’era accaduto e, con grande gioia, videro che lo scavo era salvo proprio come lo avevano lasciato e la terra circostante era intatta.
Il giovane lord seppe allora di avere potere sopra Finvarra e ordinò agli uomini di lavorare lietamente, perché ben presto avrebbero raggiunto il palazzo fatato che era al centro della collina.
Per il giorno seguente venne scavata una grande fossa profonda fino al centro della terra ed essi potevano udire la musica delle fate se mettevano l’orecchio vicino al terreno ed intorno a loro vi erano voci nell’aria.
“Guardate ora,” disse uno “Finvarra è triste perché, se uno di questi uomini mortali colpirà il palazzo con la sua vanga, esso crollerà e diverrà polvere, svanendo come nebbia.”
“Allora che Finvarra renda la sposa” disse un altro “e noi saremo salvi.”
Si udì quindi la voce dello stesso Finvarra, chiara come la nota di una tromba d’argento attraverso la collina.
“Fermate il vostro lavoro” disse. “O uomini della terra, posate le vostre vanghe ed al tramonto la sposa verrà restituita al marito. Io, Finvarra, ho parlato.”
Il giovane lord ordinò quindi di fermare il lavoro e di posare le vanghe fino al tramonto, ed al tramonto montò sul suo magnifico sauro e cavalcò fino alla cima del colle, dove guardò ed attese, proprio mentre la luce rossa riempiva tutto il cielo, egli vide sua moglie giungere lungo la strada nella suo abito di organza argentata, più bella che mai, balzò giù dalla sella e la issò davanti a lui, quindi cavalcò via veloce come il vento di tempesta fino al castello.
Là posò Ethna nel suo letto ma ella chiuse gli occhi senza dire una parola.
Passarono i giorni ed ancora lei non parlava né sorrideva, ma sembrava come in trance.
Un grande dolore cadde su tutti, perché temevano che ella avesse mangiato il cibo fatato e che l’incantesimo non sarebbe mai stato spezzato.
Così il suo sposo era veramente disperato.
Ma una sera tardi, mentre stava cavalcando verso casa, udì delle voci nell’aria ed una di loro disse: “È‟passato un anno e un giorno da quando il giovane lord ha riportato a casa la sua bella sposa da Finvarra; ma quale bene è lei per lui?
Non parla ed è come morta, perché il suo spirito è con le fate nonostante la sua forma sia accanto a lui.
Ed un’altra voce rispose: “E tale rimarrà a meno che egli non spezzi l’incantesimo e per far questo deve sciogliere la cinta che ella porta in vita e che è legata con una spilla fatata e deve bruciare questa cinta nel fuoco, gettarne le ceneri davanti alla porta e seppellire la spilla incantata nel terreno, allora il suo spirito ritornerà dalla Terra delle Fate ed ella parlerà nuovamente ed avrà una vera vita.”
Udito questo, il giovane lord fece correre via il cavallo e, raggiunto il castello, irruppe nella stanza dove Ethna giaceva in silenzio, bella come un’immagine di cera.
Quindi, deciso a provare la verità delle voci spiritiche, sciolse la cinta e con molta difficoltà estrasse la spilla incantata dalle pieghe dell’abito.
Ma Ethna continuava a non proferire parola, quindi prese la cinta e la bruciò nel fuoco, ne sparse le ceneri davanti alla porta e seppellì la spilla incantata in un buco profondo nel terreno, sotto un rovo fatato in modo che nessuna mano potesse disturbare il luogo. Dopodiché ritornò dalla giovane moglie, che sorrise nel vederlo, e prese la sua mano.
Grande fu la sua gioia nel vedere l’anima ritornare in quella bella forma ed egli la sollevò per baciarla, in quel momento le ritornarono la parola ed il ricordo di tutta la sua vita precedente, proprio come se non fosse mai stata interrotta, ma l’anno che il suo spirito aveva passato nella Terra delle Fate non le pareva altro che un sogno notturno da cui si era appena svegliata.
Dopo quella volta Finvarra non fece altri tentativi per rapirla ma il profondo buco nella collina rimane ancor oggi e viene chiamato “la Fossa delle Fate”.
Emma.
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