Molly Malone

Molly Malone

Leggenda e veritá si intrecciano nella storia della famosa pescivendola irlandese, Molly Malone.

Si ritiene che Molly Malone sia vissuta nel 1600, ma non vi è alcuna traccia della sua presunta esistenza fino alla fine del ‘700, inizio ‘800.

Ricerche effettuate non hanno fornito certezze sulla vera identità della donna, anche in considerazione del fatto che il nome Molly e il cognome Malone erano molto diffusi a Dublino.

Alcuni indizi raccolti da un apposito comitato inducono a credere che la vera Molly Malone sia una donna morta il 13 giugno 1699 e in tale giorno si decise di fissare l’annuale ricorrenza dedicata all’iconica figura.

Nel 1880 una nota canzone popolare gaelica dal titolo “Cockles and mussels”, scritta da un autore ignoto, rievoca la leggenda di una figura identificata con una giovane pescivendola del villaggio di Howth, a nord di Dublino, morta in giovane età a causa di una non meglio specificata febbre.

La statua di Molly Malone è stata disegnata dall’artista Jeanne Rynhart ed eretta nel 1988 per celebrare il nuovo millennio, ovvero i mille anni di vita della Città di Dublino.

I dublinesi, non hanno dimenticato Molly Malone, affibbiando alla statua l’appellativo di “tart with a cart”, sgualdrina col carretto o “The trollop with the scallop”, la donnaccia con le conchiglie, oppure “The Dish with the fish” il piatto col pesce.

Molly Malone

Torniamo a Molly, fin dalla tenera etá, quando compiva i suoi giri quotidiani per le strade di Dublino, tutti sapevano che sarebbe diventata una tra i fiori più belli d’Irlanda.

Nessuno fu deluso, dalla bellezza della giovane Molly, che quando fu grande abbastanza da spingere la suo carretto per le strade lastricate, era come un raggio di sole che portava speranza e gioia nelle squallide vite e nei tristi cuori di tutti coloro che la vedevano.

Nessuno rimaneva indifferente alla sua grazia, alla sua delicata bellezza dai capelli color rame, ai suoi modi gentili, o alla sua voce mentre cantava “Cockles and mussels, alive, alive oh!”, “cozze e vongole vive”.

Di tutte le persone colpite dal fascino di Molly, nessuno lo era di più di un giovane uomo di nome Timothy Pendleton.

Figlio illegittimo di un nobile inglese e di una povera sarta irlandese, il giovane Timothy conduceva una misera vita come musicista di strada itinerante che intratteneva i passanti per qualche spicciolo gettato nella custodia aperta del suo violino.

Ogni giorno, Timothy si sistemava in un angolo dove sapeva che Molly sarebbe passata nel suo giro e ogni giorno, come la sentiva avvicinarsi, interrompeva qualsiasi canzone stesse suonando per eseguire la più bella sonata per violino che conosceva.

Nessuna parola ci fu mai tra di loro, ma la profondità del suo sentimento era chiara a Molly per la bella musica che sembrava suonare solo per lei e per il cortese inchino che faceva nella sua direzione mentre gli passava vicino.

Probabilmente anche lei provava la stessa passione per questo giovane ragazzo dagli scuri, tristi occhi e il suo violino.

Un giorno, l’ora prestabilita arrivò ma Molly non comparve, Timothy rimase al suo angolo fino a ben oltre il tramonto, ma di Molly neanche l’ombra.

Quando non si presentò neanche il giorno seguente, cominciò a preoccuparsi, per tutto il tempo che aveva suonato in questo angolo, lei era sempre passata e non sapendo se avesse semplicemente cambiato percorso o se le fosse accaduto qualcosa di brutto, la sua preoccupazione si trasformò presto in terrore.

Era il terzo giorno di assenza di Molly quando la notizia cominciò a diffondersi per le strade di Dublino, una forte febbre colpì Molly e fu allora che le venne praticata l’estrema unzione da

Padre Finnegan di San Bart.

Molly Malone

Quando la notizia giunse a Timothy, ripose il suo violino e corse attraverso tutta Dublino per starle vicino nel momento del bisogno, ma purtroppo era troppo tardi, prima che trovasse il povero quartiere lungo il fiume dove viveva, il corpo senza vita di Molly era già in fase di preparazione per la veglia.

Per settimane dopo il funerale, Timothy vagabondò per le strade di Dublino, non più in grado di suonare il suo violino e di togliere la visione di Molly dalla sua mente.

Mangiava e dormiva poco, iniziò ad essere trascurato, i suoi lunghi capelli erano spettinati e un lampo di follia brillava dai suoi occhi cerchiati di scuro.

Ovunque andasse sentiva la voce di Molly gridare: “Cockles and mussels, alive, alive oh!” e ogni giorno vedeva la sua sagoma scomparire nella nebbia della prima mattina, o girare un angolo in lontananza, divenne ben presto evidente, che avrebbe dovuto lasciare Dublino o sarebbe impazzito.

Con poco più dei vestiti che aveva addosso, il suo violino e le poche sterline che aveva messo da parte, il giovane Timothy trovò un passaggio su una nave mercantile e salpò per le lontane coste dell’America.

Il caso volle che la nave su cui salpò Timothy era indirizzata verso il New England, nella città portuale di Portsmouth, qui sbarcò e ben presto trovò lavoro al porto, scaricando navi e dando una mano al magazzino nel vano tentativo di seppellire la sua nostalgia per Dublino e la memoria di Molly, si gettò nel lavoro con l’energia di dieci uomini.

Viveva da solo in una camera singola, metteva da parte i soldi, non si vedeva mai nelle sale da gioco o nelle birrerie frequentate dagli altri giovani uomini non sposati, né fu mai visto in compagnia di una donna.

Così, nel giro di pochi anni, Timothy era diventato un mercante di successo con una fiorente attività di esportazione importazione, costruì una splendida casa dove viveva solo con un maggiordomo e due cani, divenne il più ricercato tra gli scapoli a Portsmouth, ma in tutti gli anni successivi alla sua partenza da Dublino, non aveva mai preso in mano il suo violino.

Una notte d’ inverno, mentre si scaldava accanto al fuoco con l’unico bicchiere di brandy che si concedeva dopo cena, ripensò a Molly gli tornò alla mente il modo in cui lei lo guardava mentre passava con il suo carretto del pesce e poteva sentire la musica che suonava per lei.

Si concesse un secondo brandy, un terzo, e più a lungo rimaneva seduto fissando il fuoco, più sentiva un innegabile desiderio di prendere il violino e suonare, così fece. Miracolosamente, il violino era sopravvissuto alla traversata oceanica e ai successivi anni senza infortuni il suo suono era dolce e sincero come l’alba irlandese e le sue dita erano così sicure e sciolte sulle corde del violino come il giorno che lo aveva lasciato.

Suonò per tutta la notte fino a quando non gli bruciarono le dita e il suo cuore si spezzò con il ricordo della sua giovinezza per le strade di Dublino, suonò finchè non poteva suonare più e mentre riponeva il violino nella custodia polverosa, gli parve di udire un rumore dietro di lui.

Molly Malone

“Timothy”. Si fermò. Era la voce di una giovane donna.

“Timothy”, disse di nuovo. “Per favore … non avere paura”.

Si voltò. E lì, al centro della stanza, con la luce che le danzava tra i capelli ramati, giovane e bella come il giorno della sua morte, si ergeva la figura di Molly Malone.

“S…s…sicuramente, è il brandy” balbettò, quando la voce gli tornò. “Non può essere … Devo essere … questo è tutto un sogno…”

“No, Timothy” sorrise e fece un passo verso di lui. “Non è un sogno e io non sono una visione. Sono io, Molly”.

“Ma… ma perché?” disse. “Perché sei venuta?”

Molly fece un altro passo avanti . “E’ stata la musica” rispose. “Ho aspettato che tu suonassi il violino per me. Nel modo in cui l’hai fatto a Dublino.”

Fece un altro passo verso di lui, gli mise le mani su entrambi i lati del volto e lo baciò sulla bocca, prima che potesse riprendersi dallo shock delle labbra calde sulle sue, Molly fece un passo indietro e sorrise. “Ora, prendi quel violino” disse lei, con un luccichio nei suoi occhi irlandesi “Ho voglia di ballare!”

La melodia che Timothy suonò quella notte era niente di meno che “The Ballad of Molly Malone” o, come è più comunemente conosciuta tra “Cockles and Mussels”.


P.S.: Quando visitate la statua di Molly, toccatele il seno cosí tornerete a Dublino.

Emma.

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