Quando le fate rapiscono un bel bambino mortale lasciano al suo posto una creatura sgraziata e raggrinzita.
Questi sostituti fatati crescono maliziosi, malvagi ed hanno una fame vorace.
Gli infelici genitori usavano spesso la prova del fuoco sul bambino in questo modo: lo pongono al centro della casa e vi accendono un fuoco attorno, convinti che si trasformerà in un pezzo di torba.
Se il bambino sopravvive a questa ordalia viene accettato come uno della famiglia, anche se a malincuore, e generalmente viene odiato dai vicini per i suoi modi di fare villani.
I figli di un Sidhe e di una madre mortale sono sempre intelligenti e belli ed eccellono particolarmente nella musica e nella danza.
Sono tuttavia di indole appassionata e ostinata ed hanno un comportamento strano e lunatico, desiderano sopra ad ogni cosa la solitudine e pare intrattengano conversazioni con esseri spirituali invisibili.
Le giovani contadine vengono spesso rapite dalle fate per fare da balie alla loro progenie fatata, ma alla donna è permesso di ritornare al proprio bambino dopo il tramonto.
Tuttavia, nell’entrare in casa il marito deve gettarle improvvisamente addosso dell’acqua santa in nome di Dio, così ella ritornerà alla sua forma normale.
La donna si presenta emettendo un sibilo simile a quello di un serpente, quindi appare nera e velata come se venisse dal regno dei morti, infine appare nella sua forma originale, riprende il suo vecchio posto vicino al focolare ed allatta il suo bambino.
Il marito non deve farle domande ma darle del cibo in silenzio.
Se la terza notte la donna si addormenta tutto andrà bene, perché il marito ha messo un filo rosso da uno stipite all’altro della porta d’entrata per impedire che le fate ritornino per portarla via di nuovo, se la terza notte trascorre senza problemi, le fate avranno perduto il loro potere su di lei per sempre.
Emma.
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