Intorno all’anno 1670 vi era un giovane che viveva in un luogo chiamato Quin, nella contea di Clare.
Egli era coraggioso, forte e ricco, in quanto possedeva una casa e della terra e non aveva alcun signore al di sopra.
Veniva chiamato il Kern di Quin, molte volte usciva di notte a cacciare uccelli selvatici lungo la spiaggia solitaria e talvolta la attraversava per trovare le oche selvatiche.
Una fredda vigilia di novembre ne era in cerca, rannicchiato dietro alle rovine di un vecchio capanno, quando un forte suono come di qualcosa che cade in acqua attiró la sua attenzione.
“Sono le oche selvatiche” pensò, alzando la sua arma, attese in un silenzio tombale l’avvicinamento della sua vittima.
Vide una massa scura muoversi lungo la riva della spiaggia e capì che non vi erano oche selvatiche accanto a lui, così guardò ed aspettò che la massa nera si avvicinasse, percepì quindi distintamente quattro uomini robusti che trasportavano sulle spalle una bara in cui giaceva un cadavere coperto da un panno bianco.
Essi posarono la bara per alcuni istanti, apparentemente per riposarsi, ed il Kern fece subito fuoco, i quattro uomini fuggirono strillando ed il cadavere venne lasciato solo nella bara.
Kern di Quin corse immediatamente sul posto e togliendo il lenzuolo dal volto del cadavere, vide alla fredda luce delle stelle la forma di una bella e giovane fanciulla apparentemente non morta ma profondamente addormentata.
Passò gentilmente una mano sul suo volto e la alzò, ella aprì gli occhi e si guardò intorno con sorpresa ma non disse una parola, nonostante egli cercasse di calmarla ed incoraggiarla.
Quindi, pensando che fosse pericoloso per loro rimanere in quel posto, la sollevò dalla bara e la prese per mano, conducendola a casa sua.
Arrivarono sani e salvi ed in silenzio.
Per dodici mesi ella rimase con Kern, non mangiando mai nulla né pronunciando una sola parola per tutto il tempo.
Quando giunse nuovamente la vigilia di novembre, egli decise di ritornare nella spiaggia a cercare lo stesso posto nella speranza di incontrare qualcosa che potesse gettare luce sulla storia di quella bella fanciulla.
Dovette passare accanto al vecchio forte in rovina chiamato Lios-na-fallainge e, quando vi fu accanto, udì suoni di musica ed allegria, si fermò per comprendere cosa dicessero le voci e non attese a lungo prima di udire un uomo dire in un basso sussurro: “Dove andremo questa notte a rapire una sposa?”
E una seconda voce rispose: “Dovunque andremo speriamo di avere maggiore fortuna di quella che abbiamo avuto questo stesso giorno dodici mesi fa.”
“Sì,” disse un terzo “quella notte avevamo preso una ricca preda, la bella figlia di O’Connor, ma quel pagliaccio di Kern di Quin ha spezzato il nostro incantesimo e ce l‟ha portata via. Tuttavia ha tratto poco piacere dalla sua sposa, perché ella non ha né mangiato né bevuto né pronunciato una sola parola da quando è entrata nella sua casa.”
“E così rimarrà” disse un quarto “fin quando lui non la farà mangiare sulla tovaglia del padre, che la copriva quando giaceva sulla bara e che ora è stata gettata sopra al suo letto.”
Udito questo, il Kern si precipitò a casa e senza attendere neppure il mattino entrò nella stanza della giovane, prese via la tovaglia, la mise sulla tavola e vi posò sopra da mangiare e da bere, quindi vi condusse la ragazza.
“Bevi, che possa tornarti la parola”.
Ed ella bevve e mangiò del cibo e la parola ritornò.
Raccontò quindi al Kern la sua storia di come stava per sposare un giovane signore della sua contea e gli ospiti erano tutti radunati quando si sentì improvvisamente male e svenne e non seppe mai cosa le successe fin quando il Kern non passò la sua mano sul suo volto, cosa che le fece recuperare coscienza, ma non poteva né mangiare né parlare perché su di lei vi era un incantesimo ed era impotente.
Kern preparò quindi un carro e portò la giovane a casa da suo padre, che sembrava dover morire alla gioia nel rivederla.
Kern ottenne il pieno favore di O’Connor, tanto che infine gli diede la sua bella e giovane figlia per moglie e gli sposi vissero insieme felicemente per molti anni, nessun male li colpì ma il bene seguì tutte le opere delle loro mani.
Emma.
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