La storia ricorda Nuada, il famoso bardo, per un memorabile esercizio del suo potere malefico e per la punizione che cadde su di lui come conseguenza.
Perché il Cielo è giusto e neppure un bardo può sfuggire alla punizione per il suo peccato.
Egli era nipote di Caer, Re del Connacht, che lo aveva allevato con tutta la gentilezza e la dolcezza possibili, come se fosse figlio proprio.
Ma, per un destino malvagio, la moglie del Re si innamorò del giovane e gli diede una mela d’argento come prova del suo amore, promettendogli inoltre il regno e se stessa se lui avesse sopraffatto Caer e fatto sì che il popolo lo deponesse dal trono.
“Come posso fare questo?” rispose Nuada. “Il Re è sempre stato buono con me.”
“Chiedigli qualcosa in dono che rifiuterà,” disse la Regina “quindi poni su di lui una deformità come punizione, in modo che non possa essere più Re”, perché nessuno che avesse una qualche deformità poteva regnare su Erin.
“Ma lui non mi rifiuta nulla” rispose Nuada.
“Mettilo alla prova” disse la Regina. “Chiedigli il pugnale che ha portato da Alba, perché ha giurato di non separarsene mai.”
Così Nuada andò dal Re e gli chiese in dono il pugnale di Alba.
“Ahimè!” disse il Re. “Questo non posso concedertelo, perché ho giurato solennemente di non separarmene mai, né di darlo ad altri.”
Allora il poeta, grazie al suo potere, compose una satira su di lui e questa fu la maledizione:
“Cattiva morte ed una vita breve siano su Caer il Re! Che le lance della battaglia lo feriscano, sotto la terra, sotto i bastioni, sotto le pietre, che la maledizione sia su di lui!”
E, quando Caer si alzò al mattino, mise la mano sul volto e lo trovò sfigurato da tre pustole, una bianca, una rossa ed una verde.
Quando vide questa deformità scappò via, timoroso che qualcuno lo vedesse, si rifugiò in un forte con uno dei suoi fedeli servi e nessuno seppe dove si nascondeva.
Così Nuada prese il regno e lo mantenne per un anno, con la Regina come moglie, ma pesante era per lui il destino di Caer, così decise di andare a cercarlo.
Sedette quindi nella carrozza reale, con la moglie del Re accanto ed i cani del Re ai piedi, mentre il popolo intero si meravigliava della bellezza dell’auriga.
Caer era nel forte dove aveva trovato rifugio e, quando li vide avvicinarsi, disse: “Chi è che siede nella mia carrozza al posto del guidatore e guida i miei destrieri?”
Ma, quando vide che si trattava di Nuada, scappò via e si nascose per la vergogna.
Allora Nuada entrò nel forte con la carrozza e slegò i cani perché scovassero Caer.
Lo trovarono nascosto sotto alla pietra piatta dietro alla roccia dove i cani avevano fiutato le sue tracce.
Caer cadde morto di paura alla vista di Nuada e la roccia dove cadde arse e si spezzó in mille pezzi ed una scheggia volò alta e colpì Nuada negli occhi, accecandolo per tutta la vita.
Questa fu la punizione decretata e giusta fu la vendetta di Dio per il peccato del poeta.
Emma.
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